sabato 19 marzo 2011

Europa, un gigante malato di 'nanismo politico'.

C'è alle nostre porte, giusto al di la del mare Mediterraneo, un intero popolo che con la forza della disperazione si sta ribellando alla dittatura di un leader che l'opprime da ben 41 anni e l'Europa assiste quasi immobile alla carneficina che si sta perpetrando oltre le proprie coste senza la capacità di fare niente.

Il motivo? Semplice, l'Europa politicamente non esiste.

Gigante  mondiale come area economico commerciale, l'Europa si ritrova sempre più spesso ad essere un nano politico nel momento in cui è chiamata ad assumere decisioni importanti riguardanti l'area geopolitica di propria influenza, in quanto pervasa ancora da interessi nazionalistici che la inchiodano al ruolo di subalterna alle volontà dei singoli paesi, specie se di spessore come Francia, Germania, Inghilterra.
Un po' meno dell' Italia. Come al solito noi italiani contiamo sempre un tantinello meno rispetto agli altri, pur essendo ancora nel novero delle 8/10 maggiori  potenze economiche  mondiali.

 Non che poi le decisioni non si prendano, ma i vari distinguo svuotano di forza gli accordi raggiunti. Interessi particolari, paure di ritorsioni commerciali o semplice disinteresse ai fatti portano la UE a prendere decisioni sofferte e non pienamente condivise.
Quello che sta succedendo in questi giorni con l'affaire Libia, dà la dimensione di quello che l'Europa potrebbe ma non è in grado di fare. Prendere una decisione unita e compatta  da presentare al proprio interlocutore ed avere la forza di farla rispettare. Invece no, andiamo tutti in ordine sparso, senza una linea comune che darebbe forza e spessore politico all'Unione intera. E intanto in Libia si muore.

Non è dato bene di sapere chi ci sia dietro questa insurrezione di popolo sicuramente nata dietro la spinta emotiva data da altri paesi che sono riusciti a liberarsi dei propri oppressori, vedi Tunisia ed Egitto, certo è che agli insorti della pima ora si sono aggiunti altri spalleggiati da forze sconosciute, anche se intuibili, che comunque hanno pagato e stanno ancora pagando un tributo di sangue notevole per deporre il cinico dittatore libico. Mollare ora significherebbe subire per l'eternità il predominio della famiglia Gheddafi che già tanto male ha apportato al popolo libico ed al mondo intero. Un intervento esterno sarebbe più che auspicabile per fermare il massacro ordinato dal Colonnello che non ha pensato due volte a far bombardare il suo popolo pur di mantenere intatto il suo potere.

Tutto ruota intorno a grandi interessi economici ed in questo caso al petrolio libico che fa gola a molti, oppositori interni o potenze esterne che siano.
La Francia sta spingendo più di tutte per iniziare, con una no-fly zone, un intervento armato a protezione degli insorti avendo come recondito interesse a quanto pare quello di entrare nella Libia con la sua Total che al momento è quasi fuori da quel mercato. A seguire abbiamo l'Inghilterra che ha vasti interessi nell'area con le piattaforme della BP (British Petroleum) per l'estrazione dell'oro nero e che le sono costate l'onore della nazione, un po' come il baciamano del nostro Berlusconi, avendo la Gran Bretagna, per ingraziarsi il Colonnello, consegnato al leader libico uno dei due attentatori di Lockerbie che fecero una strage nei cieli e sul territorio inglese.

Ultima si accoda anche l'Italia, formalmente per provare a riscattarsi verso il popolo libico da un passato coloniale cercando di aiutarlo a liberasi dal dittatore che pure non più tardi di qualche mese fa abbiamo omaggiato sino all'inverosimile ospitandolo come un Dio in terra nella nostra capitale. Materialmente per gli stessi motivi delle due nazioni citate prima, infatti anche noi abbiamo diversi interessi economici da proteggere in quei territori.
La Germania ed altri paesi europei più o meno importanti si sono dissociati da queste posizioni interventiste rimettendosi comunque alle decisioni prese in ambito ONU in accordo con la Lega Araba per non urtare la suscettibilità di quei paesi che vedrebbero un intervento armato estero come l'ennesimo atto di prepotenza commesso ai danni di un paese sovrano.

Insomma, l'Europa tanto dacantata da alcune forze politiche nostrane non ha ancora la forza di decollare come vera unione politica e sociale, specchio di popoli che decidono coraggiosamente di mettere da parte una quota della propria sovranità nazionale a favore di un'entità sovrannazionale che potrebbe, se davvero unita e coesa, dire a gran voce la sua con benefici effetti per tutti.
Il cammino da fare è ancora lungo, spesso impervio e minato, speriamo solo di avere tutti il desiderio di affrontarlo senza cadere nel peccato di crederci autosufficienti ed in perenne concorrenza tra noi stessi.

Nessun commento:

Posta un commento